Da bambino arrangiavo le canzoni di Natale e suonavo strumenti rudimentali cercando di trarre da essi suoni nobili e interessanti.

 


 

A 12 anni, sull'onda dell'emozione del "beat", presi una vecchia chitarra in soffitta, la riparai e imparai da solo a suonare le canzoni di moda. La mia prima esecuzione completa fu: "Il ragazzo della via Gluck", imparata in 24 ore. L'impegno umano e sociale dei testi prometteva un mondo migliore e io mi sentivo un protagonista di questa rivoluzione, che era una rivoluzione sociale e una rivoluzione sessuale. Adesso il giudizio su quegli anni e sui loro maestri filosofi è articolato e differenziato, ma io che li ho vissuti posso dire che sono stato fortunato ad attraversarli e che ho colto attraverso le idee e la musica che li caratterizzavano grandi e immense verità.

Ma per me la cosa più importante era una e cioè che, nella vita, qualcosa sapevo fare meglio degli altri, ed era la musica. Quella che nell'infanzia mi era sembrata una dimensione intima e spirituale, rivolta solo a dar senso alla mia vita, in realtà era una vera e propria virtù che possedevo, chissà per quale motivo. Da allora seguirono vari gruppi rock e l'abitudine di provare insieme ad altri musicisti quasi ogni giorno. Arrivò anche il momento del "progressive" in cui la fusione di jazz, classic e pop mi entusiasmava. Non ero più solo; progredivo sempre di più e mi accorgevo che il rock era tutt'altro che una musica leggera e che per suonarla era necessaria una grande preparazione e una innata predisposizione al ritmo che pochi italiani avevano. Io l'avevo: sentivo il tempo, contavo le battute, sentivo le simmetrie e le sincronie; costruivo "il tiro" dei pezzi.

 

 

A 16 anni, alle soglie della maturità classica, coronai un mio sogno; entrare in uno dei gruppi progressive rock migliori del tempo: il "Clan free".

 

 

 

 

Insieme a loro feci un mitico viaggio a Milano "la città della musica": fummo contesi da molte case discografiche, in una sola mattina di provini avevamo già in mano un contratto con la Fonit Cetra per la registrazione del musical rock "Peana". Produttore: il grande cantautore Claudio Rocchi. Con me, magnifici musicisti: Ninni Giacobbe, Pino Patti, Gianni Garofalo, Renato D'Anna, Gianfranco Spinnato, Sandro Genco. Dietro di noi c'erano speranze artistiche, rivendicazioni politiche; la città ci sosteneva e ci ammirava, scrivevano su di noi nei giornali. Ma i nostri genitori ci denigravano e ci ostacolavano; ritenevano follia che giovani di buona famiglia con un futuro agiato, assicurato e garantito dalla possibilità di studiare perdessero tempo per voler divenire dei "musicanti", mestiere che fino allora era riservato, specialmente nel meridione d'Italia alle classi più basse della società. E poi , anche accettando questa assurda "rinuncia", non comprendevano come avessimo potuto conciliare la nostra vita errante con la costituzione di una famiglia regolare: l'unico obiettivo accettabile per un essere umano degno di tale nome.

Spesso penso a cosa direbbero queste persone se vedessero la nostra società adesso? Cosa è rimasto delle loro ingenue sicurezze?

Ma furono lo stesso 2 anni entusiasmanti, provavamo in luoghi meravigliosi, che ci venivano offerti gratis da chi vedeva in noi un occasione di valorizzazione della nostra città. Ad esempio la meravigliosa torre della Tonnara di Vergine Maria che ci accolse per un inverno tra le sue mura antiche e ill mare tempestoso.

Erano anni dinamici e meravigliosi, ma anche confusi e fluidi. Claudio fu trascinato dall'ascesi indiana nella comunità "Hare Krishna" e abbandonò tutto nel momento del suo massimo successo. Io, che all'inizio del "viaggio artistico" avevo solo 17 anni, ero stressato dall'impegno e impreparato ad un lavoro di gruppo così grandioso. allora credetti in quel sentiero indicatomi dal grande cantautore e sospesi le prove dell'opera, dedicandomi alla meditazione. I genitori di tutti noi, tirarono un respiro; la follia era terminata, finalmente i loro figli si erano sottratti alla mia diabolica fascinazione e potevano tornare a preparare il loro matrimonio borghese e la loro carriera da professionista ben pagato.

 

 

Ma dopo 7 anni di meditazione, studio universitario elavoro artigianale e agricolo, il maestro Raphael mi consigliò di riprendere la mia attività creativa e di conciliarla con la mia ascesi spirituale.

 

 

 

 

Ritornato alla musica e dopo la laurea in Filosofia; composi il musical "Palermonia", il musical "Il matrimonio", il musical "Upgrade Faust" e poi feci anche una sigla su RAI 1 con la produzione di Alessandro Colombini che era rimasto colpito da un mio pezzo. Tutto mi portò a pensare con logica palmare che era arrivato il momento per me di avvicinarmi agli ambienti in cui la musica si creava e si produceva in modo professionale. Questi luoghi, nel nostro paese, avevano un solo nome: Milano.

Decisi quindi di trasferirmi in questa città, assicurandomi prima le possibilità di sostentamento con una professione poco ambita ma per me facile da attuare; il Professore di Psicologia. Ma quando arrivai, mi accorsi che qualcosa non era come avevo visto negli anni precedenti. Le case discografiche erano divenuti luoghi prosaici e sordidi, gli immensi e dispindiosi palazzi nel centro di Milano erano vuoti e abbandonati o tuttalpiù abitati da persone clamorosamente ignoranti e del tutto aliene da qualsiasi passione artistica. Mi stupì che mollti di questi stabili erano blindati come caserme e solo parlare con la receptionist era un impresa da servizi segreti internazionali. Vidi tutto questo peggiorare in pochissimo tempo e a un certo punto scoprii che la politica culturale internazionale era più forte di quasliasi ispirazione artistica.

Qualcuno aveva deciso, senza chiedere il permesso agli artisti, che questo luogo si era trasfomrato da città della Musica in città della Moda. Le case discografiche che avevo visto progressivamente dissestarsi e indebolirsi, erano ormai vuote e senza vita; fra pochi anni sarebbero morte del tutto. Nei locali si suonavano solo "cover" e l'evoluzione musicale era ormai bloccata. Da allora, dopo la breve parentesi fresca della "New Age" degli anni 90 e qualche interessante ricerca sonora della "Techno", nulla è più cambiato.

 

 

 

 

 

 

 

 


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